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Lingue straniere.

Cosa ci fa avvicinare allo studio di una lingua?

Bene, partiamo dalla persona: sai davvero che persona sei? Non è solo una domanda di natura esistenziale, ma molto pratica. Perché da qui bisognerebbe partire per la scelta di “mettersi ai libri” con lo studio di una lingua straniera. Imparare a parlare un linguaggio significa addentrarsi nella cultura dei madrelingua, nel loro stile di vita e nelle loro passioni, è un po’ come viaggiare nel loro pensiero, e di fatto lo è. Così, scegliere di studiare la grammatica e fare esercizio di conversazione con un lingua piuttosto che con un’altra, appare come un orizzonte dettato dalla passione, una specie di soddisfacimento di un piacere personale. Anche, ma non solo.

Lo studio di una nuova lingua straniera potrebbe essere dettato anche dalla pratica: che lavoro faccio? Quale lingua mi permetterebbe di fare maggiore carriera o di trovare un nuovo lavoro, magari migliore, nel mio ambito? In questo caso occorre conoscere il binomio: quali lingue per quali settori. Dunque, qualche informazione ci sentiamo di darvela noi. Tutti i settori parlano in inglese, dall’economia al marketing, dalla scienza alla tecnologia, non vi è nessun ramo d’azienda che non sia munito dell’inglese. Siamo d’accordo. Ma dato che lo parlano tutti, anzi, dato che viene parlato nel mondo da un miliardo e mezzo di persone (circa il 20% della popolazione mondiale), che differenza fa conoscere l’inglese? Ormai è dato per scontato che si debba parlare anche in questa lingua, insomma per chi non lo avesse ancora fatto, l’eventuale lacuna dell’inglese va colmata al più presto. Eppure, all’interno di coloro che lo parlano già, la differenza potrebbe farsi se muniti di quelle strutture di conversazione e di costruzione della frase tanto usate negli affari. Da questo punto di vista una certa differenza la potrebbe quindi fare un corso di Business English, appunto l’inglese per gli affari. Tuttavia questa è una considerazione che si può tranquillamente estendere anche ad altre lingue impiegate nelle professioni e nei commerci, come il tedesco, il francese e lo spagnolo. Eppure, ciascuna di queste lingue presenta delle specificità settoriali, e non solo: se è vero che l’inglese è parlato da un quinto della popolazione nel pianeta, solo il 5% lo parla come prima lingua. Peraltro l’Italia è fra gli ultimi paesi in Europa per conoscenza dell’inglese, dunque c’è ancora molto lavoro, o meglio, studio da fare.

Allora, quali altre lingue bisogna conoscere per comunicare bene nel proprio settore e differenziarsi? Diremmo il tedesco e il francese. La Germania ha una posizione preminente nell’economia dell’Eurozona, in diversi settori industriali e commerciali, e il tedesco è ampiamente parlato e apprezzato nei paesi a essa confinanti, quali Austria, Svizzera, Polonia. La Francia riveste un ruolo centrale in settori come la farmaceutica, l’aeronautica, le telecomunicazioni, la produzione dell’energia, dunque conoscere il francese può aiutare a trovare lavoro in questi settori. E poi il francese è la lingua ufficiale, insieme ad altre, in paesi come il Belgio, la Svizzera, il Canada.
Infine lo spagnolo: è parlato come prima lingua dal 4% della popolazione mondiale, quindi in una percentuale lievemente inferiore a quella dell’inglese. Lingua ufficiale in Spagna e in quasi tutti paesi del Centro e del Sud America, lo spagnolo è anche diffuso negli Stati Uniti, dove è parlato dal 13% della popolazione. Quindi, siccome è parlato da un così grande numero di persone, lo spagnolo può essere la scelta giusta per tutti coloro che lavorano nel campo del commercio internazionale. In particolare, gli scambi fra Italia e Spagna sono molto intensi, dato che la Spagna rappresenta il quarto paese in termini di export dei prodotti made in Italy.

Tuttavia occorre ricordarsi anche del russo. Come il tedesco, lo studio del russo non è certo una passeggiata, lo sappiamo tutti, vuoi per il suo alfabeto speciale, vuoi per la flessione dei vocaboli. Però occorre considerare che la lingua di Tolstoj e Dostoevskij è parlata da ben 250 milioni di individui nel vasto territorio dell’ex Unione Sovietica, insieme a un certo numero di persone nei paesi dell’Europa dell’Est, oggi non più giovani, che avevano studiato il russo sui banchi di scuola prima del crollo del Muro di Berlino. Fra le ragioni pratiche, che spingerebbero a superare le difficoltà di questo studio, bisogna fare memoria della Russia quale player di grande predominio nel mercato della produzione energetica, le forniture di gas e idrocarburi su tutte. Inoltre un buon numero di pubblicazioni scientifiche, tecniche e letterarie è scritta in russo, per cui potrebbe essere la lingua ideale per molti studiosi e accademici.

Infine, dando un’occhiata alle lingue più “esotiche”, occorre ricordarsi almeno dell’arabo e del giapponese. Perché scegliere di studiare una di queste due lingue così lontane, e così complesse? La seconda, il giapponese, è scelta dai molti estimatori e appassionati della cultura del Sol Levante: dai fumetti ai cartoon, dalle pratiche del benessere alle arti marziali, il giapponese affascina. In termini pratici, poi, sono molti i turisti giapponesi che vengono a visitare il nostro paese, per cui la scelta dello studio di questa lingua, parlata da 122 milioni di persone nel mondo, è strategico per il settore turistico.
La scelta dell’arabo, in termini pratici, è dettata da ragioni che non sono da meno. Nei Paesi del Medio Oriente c’è molta richiesta di ingegneri, in particolari civili, in settori come quello delle costruzioni e dell’industria petrolifera. Non solo, pensiamo all’industria del mobile e dell’arredamento: i prodotti del design italiano sono sempre molto apprezzati e percepiti come gamma di riferimento. Quindi l’arabo può aiutare a trovare lavoro nei settori della tecnica, dell’industria, dell’interpretariato e delle traduzioni specializzate.

Infine, a orientare la scelta di mettersi a studiare una lingua piuttosto di un’altra, le difficoltà di apprendimento. Si sa che vi sono lingue più complesse di altre, ad esempio il tedesco e il russo sono più difficili da apprendere rispetto al francese e allo spagnolo. Tuttavia neppure queste ultime due sono così immediate come sembra, e serve qualche mese di impegno per cominciare a esprimersi. Ma non ci si scoraggi: crediamo che, su tutte le ragioni, a orientare la scelta di studiare una lingua non debba esserci un solo fattore, ma un calibrato insieme di considerazioni, fra cui il proprio piacere, l’amore per il proprio lavoro, la passione per la cultura dei paesi di cui si apprende la lingua. Così ogni difficoltà potrà essere superata e lo studio sarà allora, e sempre, un vero piacere.

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